martedì 22 marzo 2011

Silenzio americano

Nonostante la disgraziata Sadem che ha cercato di farmi perdere il volo, sono riuscita ad imbarcarmi per Atlanta.

Il posto accanto al mio è occupato da una ragazza americana.
"Perfetto" mi dico, così inizio subito con il piede giusto. Sbagliato.
Lei non proferisce parola per tutte le 11 ore di volo: o dorme o guarda un film.

Ma gli americani non erano quei bambinoni chiassosi egocentrici che non aspettano altro di raccontarti la loro vita??? Forse Severgnini si è confuso con gli italiani, perché quelli dietro di me non facevano altro che dar fastidio alle hostess - persino a quelle tardone - che a quelli che gli stavano intorno. Mi dico che è solo un caso, in fondo non si può sempre generalizzare; vedi me, mica sono cafona come quei 4 connazionali citati prima!

Secondo volo Atlanta-Albuquerque seconda chance. Nessuna chance.
Il babbo natale e il suo grande aiutante non sembrano dell'avviso di fare conversazione. Neppure ci provano. Nemmeno io che ho affronato già 20 ore di viaggio.

Devo provare ad attacare bottone da me.

Per il momento mi farò bastare quelle brevi conversazioni con poliziotti della dogana, operatori telefonici, hostess, cameriere, autisti e corsierge. Non so come hanno fatto a capirmi, ma sta di fatto che alla fine sono riuscita a raggiungere l'albergo. Un miracolo. Forse.

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